Descrizione sepolcro Federico II
Descrizione dell'immagine dell'imperatore Federico II di Svevia, riapparso per la prima volta dalla sepoltura seicento anni dopo la su morte, ad opera dall'erudito Gaspare Palermo e dell'abate Rosario Gregorio testimoni diretti della ricognizione del sepolcro avvenuta nella cattedrale di Palermo nel 1781.
I. Sepolcro di Federigo II Imperadore.
Tre tuniche vestivano il cadavere, quelle appunto colle quali era stato consacrato imperatore, diverse bensì da quelle che conservansi in Norimberga per la consacrazione degli Imperatori d’Occidente, delle quali insegne e l’alba e il manto furono fatti in Palermo […] La prima di queste tre tuniche è di lino sino ai talloni, simile a quella che dai Liturgici si chiama Alba, e da noi Camice, e la stringe ai fianchi un grosso cordone, ossi cingolo pur di lino, aggruppato nel mezzo […] All’estremità del collo e delle maniche, è quest’Alba ornata di diversi fregi, anzi nelle maniche vi è ricamata d’oro una iscrizionecaratteri cufici, la stessa in tutte le due, che fu interpretata e spiegata dal sig. Tyschen dallaseguente maniera: Imperium Alemannicum mite est. Hoc est munus pro Othone IV amico liberali, strenuo, inclito, victorioso, hospitali, protectore justo. […] Queste erano le vesti imperiali di Otone IV [Dopo la morte nel 1197 dell’imperatore tedesco Enrico VI, padre di Federico II all’epoca bambino (aveva tre anni), si accende in Germania la lotta per la successione al trono. Ottone IV di Brunswick, figlio di Enrico il Leone, ottiene la corona imperiale da Papa Innocenzo III nel 1209 a Roma, poiché si dimostra disposto a riconoscere delle libertà alla chiesa e promette di non unire alla corona tedescaquella siciliana. Quando Ottone, incoronato imperatore, evidenzia il suo vero proposito, attaccando la Sicilia, Innocenzo III lo scomunica favorendo la candidatura di Federico II, già re di Sicilia. Nel 1214 si svolge la battaglia di Bouvines (Belgio) in cui Ottone IVe l’inglese Giovanni Senza Terra sono sconfitti da Federico II e dal re di Francia Filippo Augusto] allo stesso donate ai Saraceni di Sicilia nel 1211, coll’aiuto dei quali avea debellato la Puglia e la Calabria, e dagli stessi invittopassare in Sicilia, il quale venuto a morte nel 1218, tra le altre cose disposte nel suo testamento, vi è quella, che le insegne imperiali dovessero restare presso del Conte Palatino Arrigo (Enrico) suo fratello, e non fosse obbligato a niun altro cedere, se non a colui solamente, nella elezione del quale fossero concordemente convenuti tutti i principi, ovvero a quello che si trovava eletto Re dei Romani, che era lo stesso Federigo.
Gaspare Palermo, Guida istruttiva per Palermo e i suoi dintorni (1816), a cura di G. Di Marzo Ferro, Palermo 1858.
II.Sepolcro di Federigo II Imperadore.
Sul cadavere di Federigo ve ne erano sovrapposti altri due […] Sotto ambidue giaceva supino il corpo dell’imperador Federigo. Era esso di ornatissimi vestimenti coperto. Nella testa, posta sopra di un cuscino di cuojo, aveva una corona aperta, i cui raggi di sottilissime laminette di argento dorato, sono ornati di perle e di pietre. Dal lato sinistro della testa era riposto il globo imperiale.
Tre tuniche vestivano il cadavere. La prima pare un piviale [il piviale è una specie di ampio e ricco mantello. Era adoperato anche dal suddiacono per particolari funzioni religiose] di drappo lavorato, che si stringeva al petto con un giojello di figura ovale di ametista incassato in oro, circondato da venti piccoli smeraldi, edquattro estremità di esso erano quattro grosse perle. La seconda, che è di drappo semplice, e senza niun lavoro, pare una dalmatica [la dalmatica è un abito maschile con maniche aperte, lungo fino al ginocchio e con il bordo inferiore riccamente lavorato. Abito adoperato anche dal diacono nelle funzioni religiose] con maniche terminate con un gallone [è una guarnizione consistente in un nastro ricamato con oro e argento] di oro largo quattro dita, ed era essa cinta da uno stretto gallone di set, adornato di varie rose di argento indorato. La terza finalmente è un camice di lino, il quale scendeva finocoprire le cosce e le gambe, e lo cingeva un grosso cordone di lino aggruppato nel mezzo, e pendeva dall’un dei lati.
Si vide nel camice dalla parte sinistra sotto al collo ricamata di seta una croce; e l'estremità del collo e delle maniche sono ornate di fregitre ordini, e nelle maniche il fregio maggiore è ricamato di lettere cufiche [carattere della scritturaaraba, chiamata così dal nome della città di Cufa, nell’Iraq (Mesopotamia), dove fu adoperata per la prima volta]. Le sue mani incrocicchiate posavano sul ventre, e in un dito della destra era un anello di oro con uno smeraldo. Dal fianco sinistro era posta la spada con la manica di legno; attorno a cui erano attorcigliati serratamente sottilissimi fili di argento indorato, e vi ha in esso tre anellini dove entravano più cordoncelli di seta, nelle punte sfioccate. La sua cintura era un gallone di seta, tessuto stretto e serrato a disegno, di color cremisi [color rosso acceso] che tira sul fosco, ed è d esso appiccato un fermaglio con assi altri fregi di argento indorato, nei quali veggensi vari lavori. Era egli dalle cosce sino ai piedi vestito di panno, che pare lino, formava in uno calzoni, calze e peduli [pedalini].Si trovò calzato di stivaletti di seta, le cui scarpe nel tomajo erano ornate da un gallone dall’alto al basso, e nel mezzo è tessuta una cerva: avevano essi gli sproni [speroni] cinti al di sopra con correggia [cinghia di cuoio]. Tutte le ossa del cadavere, e le sue giunture erano intatte, di sorta che poteronsi partitamente riconoscere […].
R. Gregorio, I Regali Sepolcri della Maggior Chiesa di Palermo illustrati, in "Opere scelte", terza ed., vol. unico, Palermo 1845.